Tagli alle scuole d’infanzia: le maestre preoccupate “Incide tutto sulla qualità della scuola”

In agosto la Provincia ha deliberato i tagli alle scuole dell’infanzia trentine, e le ripercussioni di questi tagli sono già evidenti nelle scuole materne locali. Con grande preoccupazione delle insegnanti di ruolo e non.

Quali sono, in concreto, le novità apportate nella nostra provincia in questo settore?

Si tratta di modifiche di orario e di regole che, fra loro incastrate, possono creare notevoli disagi nella gestione della quotidianità di una scuola.

Sono state tagliate il numero di ore di lavoro delle inservienti, coloro le quali garantiscono da un lato sicurezza ed igiene nelle strutture, e dall’altro supportano le maestre nell’accompagnamento dei bimbi al bagno, e nel cambio dei bambini in difficoltà.

Aver diminuito di 1 ora la loro presenza comporta conseguenze non solo nelle loro abituali mansioni, ma anche nella gestione delle aule. Ed ora capiremo il motivo.

È stato deciso che, se una maestra si ammala, non è possibile sostituirla per 3 giorni. E la sostituzione al quarto giorno è a discrezione del coordinatore scolastico.

Nella normale routine di una classe, una maestra accoglie i bambini al mattino e li accompagna fino al momento del riposo, l’altra maestra arriva alle 10, e resta con i bambini fino alle 15.30. Questi orari sono stati studiati per garantire una fascia centrale di attività mattutine in cui i bambini possono (e devono – secondo regolamento ministeriale) lavorare in piccoli gruppi, seguiti da entrambe le maestre.

Quando una maestra si assenta per malattia (o per il dovuto recupero mensile) viene meno questo momento di compresenza in aula, e la gestione di 25 bambini va a pesare per tutto il giorno su una sola insegnante. Che, al termine del suo orario lavorativo, lascia i bambini divisi sulle altre classi (classi che raggiungono quindi anche i 30 elementi e più, per alcune ore). Oppure viene richiesto all’insegnante del posticipo di lavorare qualche ora in più , anticipando l’orario. In entrambi i casi – dato l’elevato numero di presenze, si tratta di ore di “sorveglianza”, e non più ore di gioco guidato e seguito con la dovuta attenzione dell’insegnante.

All’evidente carenza didattica e di assistenza che ciò comporta si aggiungono tutte le problematiche pratiche, date dalla semplice esigenza di accompagnare in bagno un bimbo più piccolo, o di andare con un piccolo gruppo a lavare le mani prima del pranzo,  lasciando da sola la restante parte della classe.

E qui ci si ricollega al minor numero di ore di lavoro del personale ausiliario, per il quale non sarò possibile fare il proprio lavoro aiutando al contempo le maestre in questi momenti delicati.

Da non sottovalutare poi il momento del pranzo, così importante da un punto di vista educativo. Una sola maestra ha difficoltà a seguire tutti i suoi bambini, soprattutto i più piccoli, che hanno spesso bisogno di aiuto pratico, e riuscire anche a pranzare.

E spesso decade – per esempio – il lavaggio dei denti dei bambini.

 

Il sovraccarico di lavoro richiesto alle insegnanti (perché è palese che le esigenze dei bambini non calano al calare del numero delle maestre in sezione), sempre a causa della spending review, non viene poi remunerato a dovere: le eventuali ore di straordinario richieste per tamponare le assenze delle colleghe non vengono pagate, ma sono ore che dovranno essere recuperate, andando quindi a incidere sul lavoro delle colleghe. Un circolo vizioso, insomma, che pare non trovare soluzione.

Anche la sostituzione del personale ausiliario segue le regole delle insegnanti: ciò comporterà quindi, in caso di malattia di qualcuno, una minore pulizia della struttura.

 

 

E in seconda battuta, ma non meno importante, questi tagli incidono su tutta quella schiera di insegnanti che non hanno un posto stabile, ma che fino allo scorso anno riuscivano a vivere grazie alle sostituzioni. E che da quest’anno non contribuiranno più in maniera attiva al reddito familiare. Con la conseguenza che ci saranno, da parte delle maestre con figli, meno richieste di posticipo per i loro figli (mancheranno i soldi per poterlo fare), e maggiori richieste di contributo alla Provincia per disoccupazione o redditi familiari bassi.

 

A quanto fino ad ora elencato, si aggiunge la fondamentale questione di tutela e sicurezza: in primis, le insegnanti si chiedono come possono tutelarsi quando le classi arrivano a 30 bimbi, quando il massimo per classe dovrebbe essere di 25: qualunque cosa accada, la responsabilità è comunque delle maestre. Che aggiungono: “In caso di emergenza? Come possiamo proteggere i bambini, se siamo sotto organico? Se ci fosse un terremoto, ad esempio, o un incendio proprio durante l’assenza di una delle insegnanti?”

 

“Comprendiamo l’esigenza dei tagli – dicono le maestre – ma a nostro avviso i tagli fatti vanno ad incidere proprio sul quotidiano del bambino, e tolgono qualità alle nostre scuole e, nostro malgrado, anche al nostro lavoro.”

Le maestre avevano fatto delle proposte, in questo senso: che l’aggiornamento obbligatorio – ad esempio – venisse espletato da quelle di loro con maggiore esperienza o laureate, in modo da risparmiare costose consulenze esterne. “Non perché non riteniamo importante continuare ad apprendere, ma perché in un momento di emergenza come questo sarebbe sicuramente meno dannoso intervenire su questo fronte.”

Un’altra possibilità sarebbe quella di rivedere le aperture delle scuole con 5 – 10 bambini: in certi paesi, non troppo distanti da altre scuole, si potrebbero inglobare le sezioni, organizzando facilmente un trasporto dedicato (meno costoso che tenere aperta una scuola con insegnanti, cuoca, ausiliarie, elettricità e riscaldamento per un numero così limitato di bimbi).

 

“Le prime considerazioni da fare su quanto avvenuto in sede decisionale riguardano la sicurezza e l’istruzione dei nostri bambini – racconta una delle insegnanti – per i quali abbiamo sempre cercato di fare il possibile, tamponando le più varie esigenze.

Da sempre ci adoperiamo affinché le nostre scuole funzionino al meglio e ai nostri bambini sia garantita un’elevata qualità di servizi. E prova ne è il fatto che molti genitori non hanno avvertito il cambiamento introdotto dall’inizio di quest’anno.

Ma adesso sentiamo di non avere il sostegno di cui avremmo bisogno da parte delle istituzioni per continuare a fare il nostro lavoro con serenità.  Il fatto stesso che le delibere siano avvenute in agosto, a scuole chiuse, è a nostro avviso una grave mancanza di rispetto nei confronti nostri, dei genitori e, soprattutto, dei bambini.”