Alla maniera di… Amelie

Mi piace fare colazione in cucina, quando in casa tutti ancora dormono. Sedermi al tavolo scaldandomi con un tè caldo addolcito da un cucchiaio di miele, in cui inzuppare due o tre Plum Cake del Mulino Bianco. Meglio tre. E un buon libro a farmi compagnia.

Mi piace osservare le luci e le ombre, quando mettono in risalto le forme delle cose o mi fanno stupire per la vividezza che donano ai colori. In particolare mi emoziona l’intenso blu che assumono i cieli qui in Trentino quando sono limpidi, ma la temperatura è fredda. Qualunque tetto, ramo, fiore o foglia, con quel cielo come sfondo, acquisisce un aspetto tanto interessante che non posso non provare a fotografarlo.

Mi piace parlare con le persone che sanno sorridere, che sono interessanti, che mi raccontano, assieme ai motivi di lavoro per cui le incontro, le loro storie. Amo chiacchierare davanti a un caffè, guardandole negli occhi, ascoltandole e lasciandomi incuriosire, facendo qualche domanda, lasciando che mi svelino dei mondi, soddisfacendo la mia curiosità per tutto quello che non conosco.   

Mi piace l’inizio dell’estate, quel suo senso di libertà, la sensazione di “ci ripensiamo a settembre” che lascia aperta ogni possibilità. Il caldo, le giornate lunghe e luminose, le serate con gli amici, gli aperitivi che scivolano trasformandosi in cene, andare a letto tardi.

Mi piace mettermi alla prova, cambiare strada, sperimentare cose che mi spaventano e accettare le piccole sfide. Non mi lancerei mai con un paracadute, questo no, ma sarei pronta a trasferirmi all’estero il mese prossimo con una sensazione frizzante nello stomaco.

Non mi piace litigare. Non ho mai imparato a farlo: da buona figlia unica non ho avuto modo di esercitarmi da piccola, e ora un forte disagio mi tormenta anche quando a litigare – o solo discutere animatamente – sono altre persone.

Non mi piacciono i serpenti, e so di non essere la sola. Un ricercatore mi raccontava che è un istinto presente sin da piccolissimi, e comune anche fra le scimmie. Non cambia il mio senso di repulsione anche se li vedo strisciare in tv, ma almeno non mi sento sola.

Non mi piace usare gli ombrelli perché pesano, tengono le mani occupate, spruzzano ovunque quando si entra in macchina, e, soprattutto, si perdono sempre. Quando la mia bambina era piccola e la dovevo portare fuori con il passeggino, poi, era un disastro; così mi ero organizzata con un paio di stivali di gomma e un poncho impermeabile. Era un problema levarlo senza bagnare tutt’intorno, ma almeno avevo le mani libere per spingere.

Non mi è mai piaciuto giocare a nascondino per il senso di ansia che mi provocava rischiare di essere trovata. E perché non ero brava a correre, e quando toccava a me cercare, tutti facevano “tana” e io non mi liberavo mai da quel ruolo.

Non mi piace parlare in pubblico. Proprio mi terrorizza. Mi sto abituando per necessità (vedi il punto “mi piace mettermi alla prova” più sopra), ma ho sempre l’impressione che gli altri si aspettino che io dica cosa intelligenti, e non sono sempre sicura di esserne all’altezza. Tremo, poi, al pensiero delle domande a cui ‘sicuramente’ non sarò in grado di rispondere.